Del laboratorio contemporaneo di baraccopoli italiane, ai margini delle megalopoli svuotate, dove masse di poveracci si ammassano, negli orari del lavoro, affollando treni vecchi e malconci.
Di una massa di ladri dai calzini arcobaleno, a bordo della macchinetta che cambiano ogni 12 mesi, grazie all’ecobonus, per muoversi lontano dai treni dei poveracci, parcheggiando facilmente nelle vie semideserte.
Delle tribù di diversamente africani, accampate un po’ alla rinfusa, in attesa di ciularti l’orologetto, la macchinetta, il portafoglino.
Di un mondo di imbecilli che pensano di essere gli eletti, mentre sono solo lo strato più in alto nella pentola, il grasso che galleggia.
Terre Impervie 